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Vi siete mai chiesti cos’è la potatura?

La potatura è una pratica di interventi cesori e di posizionamento dei rami atti a modificare il modo naturale di vegetare e di fruttificare delle piante per ottimizzarne coltura, gestione fitosanitaria e resa in qualità e quantità dei frutti.

La potatura invernale della vite è un’attività fondamentale per ottenere viti equilibrate in grado di garantire una buona resa e un’ottima qualità dell’uva. Anche detta potatura secca deve essere eseguita nella seconda metà dell’inverno, nella fase dormiente, tra febbraio e marzo, prima dell’inizio del “pianto”, momento in cui sgorga la linfa che segnala il risveglio della pianta.

Esistono però differenti correnti di pensiero, infatti, c’è chi anticipa la potatura a dopo il raccolto. In questo caso è necessario valutare che la pianta, in pieno sonno invernale, richiama tutti i nutrimenti dall’apparato fogliare a quello radicale, ragion per cui diventa fondamentale non toccare la pianta finché vi sono foglie. In secondo luogo, anticipare la potatura, per comodità aziendali, ad esempio, comporta maggior rischio di gelate con conseguente perdita di gemme.

Il principio di base da seguire consiste nel riconoscimento sulla pianta di PASSATO, PRESENTE e FUTURO ovvero il legno vecchio, il legno nuovo appena formato e il legno futuro.

Le tecniche di potatura si differenziano in base alla forma di allevamento. In Acetaia, coesistono 2 tipologie di impianti, spalliera e GDC (doppia cortina) con differenti relativi sistemi di potatura il primo al rinnovo Guyot o doppio capovolto e il secondo a speroni su cordone permanente GDC Geneve Double Courtain doppia cortina.

Nel primo caso, si tratta di eliminare tutti i rami ad eccezione di quello esistente, più vigoroso, che rappresenta la parte più vecchia della pianta. Si tratta, quindi, di una “potatura lunga”, “al rinnovo”, lasciando dei tralci ben lignificati e di medio sviluppo con un’alta quantità di gemme.
Questa tipologia di potatura, un tempo scelta per terreni difficili oltre che per varietà di uve con bassa fertilità basale come il Lambrusco di Sorbara e il “Trebbiano di Spagna”-Trebbianina, ultimamente trova gran riscontro anche nella lotta alle avversità fitosanitarie grazie ad una struttura sempre giovane e vigorosa con un legno che, nella malaugurata sorte, ospita fitofagie per nemmeno un anno.

L’impianto GDC, invece, a suo tempo sviluppato per cercare la massima automazione laddove lo consentivano la vigoria e la conformazione fisica dei terreni. Infatti, prevede un solido e “complesso” impianto per gestire la presenza di 2 cortine che pendono da tralci permanenti che corrono sospesi parallelamente all’asse del filare. La potatura viene definita “corta”, con diversi speroni di poche gemme ciascuno.

A prescindere dal tipo di potatura e di allevamento, è molto importante dosare il carico di gemme lasciato per ciascuna pianta che influisce sul numero di grappoli ottenibili e soprattutto sulla loro qualità.

Questa scelta, condizionata dalla fertilità del terreno e dalla vigoria delle piante, determina il rapporto qualità/quantità.

In definitiva, trovandoci in ambito naturale, possiamo dire che ogni pianta, ogni vite fa storia a sé, ed è fondamentale interpretarne le esigenze, farsene cura per avere ogni anno la possibilità di godere dei suoi straordinari frutti.